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Pirati della strada e vite spezzate

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    martee1964
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    00 13/08/2010 07:48
    Il fascino dell’orrore, fermarsi a guardare, quasi a toccare con mano i morti ed i feriti di un qualsivoglia incidente, comprenderne la dinamica, è una sorta di bisogno biologico, legato al nostro istinto di sopravvivenza. Ma cela anche un bisogno psicologico: il desiderio di rassicurarsi che a noi non accadrà mai, la necessità di dare un senso personale all’evento. E’ possibile anche intravedere, attraverso l’altalena delle emozioni, spesso contrastanti, quanto è intensa la nostra partecipazione empatica al dolore altrui.

    La cronaca di ieri mattina (11 agosto), riporta un caso straziante: muore a Palermo una bambina di dieci mesi, Grazia Longo, investita da un’auto, mentre si trova, con il fratellino gemello, sul passeggino, spinto dal nonno, sulle strisce pedonali. I due bimbi vengono travolti all’incrocio tra via Generale Streva e via Maggiore Toselli, in pieno centro cittadino, all’interno di un quartiere dove il traffico non conosce soste.

    Secondo una prima ricostruzione, in seguito allo scontro tra due automobili, causato verosimilmente dall’eccessiva velocità, una vettura carambola, piombando sul passeggino e finendo la sua corsa contro il furgoncino di un venditore ambulante di frutta e verdura. Il botto dell’impatto richiama la gente dai palazzi, uffici, negozi. Molte persone scendono in strada. In pochi minuti è tutto un correre di ambulanze, polizia, cineoperatori. Trasportata in ospedale insieme al fratellino ed al nonno, la piccola Grazia muore per le ferite riportate, mentre il piccolo, nonostante il trauma, sembra fuori pericolo.

    Nel pomeriggio, nel punto dove ha perso la vita la bambina, ormai sgombro dopo gli accertamenti della polizia, qualcuno mette un vaso con dei fiori bianchi ed un nastro rosa. “E’ morta la bambina”, comunica ai clienti la panettiera del panificio lì accanto, grande scommettitrice e giocatrice di numeri al lotto, informatissima come al solito, giacché lavora con il televisore sempre acceso per seguire i risultati delle scommesse. La donna esprime ad alta voce, come parlando a se stessa, pietà per le vittime, per i poveri genitori, e solidarizza anche con il destino sfortunato del venditore abusivo di frutta e verdura che aveva scelto proprio quell’angolo maledetto per esporre la sua merce: “Prima dell’estate si piazzava sul lato opposto della strada. Ma poi si era spostato in quell’angolo più in ombra. Adesso ha perso tutto, quel furgoncino era tutto per lui, speriamo che se la cavi solo con una multa”. Non si parla d’altro anche nel negozio di generi alimentari e detersivi aperto pochi metri più avanti; Marta C, la cassiera, al settimo mese di gravidanza, all’incrociarsi dei commenti si accarezza il pancione con un gesto quasi automatico, come a voler proteggere la propria creatura.

    Il capannello di curiosi che si crea attorno alla scena della tragedia si dilegua facilmente stavolta: c’è caldo, è estate ed il desiderio di divertirsi, di allontanarsi dalla realtà, di dimenticare, ha il sopravvento sul bisogno di guardare, di capire. Maria M, impiegata in pensione, preferisce allontanarsi subito: “Non voglio farmi prendere dalla tristezza”, esclama, rifugiandosi nell’atmosfera rassicurante del supermercato; Maria porta il bastone per sostenersi, segno di un incidente avvenuto alcuni anni prima, a causa di un pirata della strada. Arriva Antonio M, giovane studente universitario con il cane al guinzaglio per il consueto giro pomeridiano: “Ieri mattina con il cane mi sono fermato proprio qui, potevo essere io la vittima, se l’incidente fosse avvenuto in quel momento”, pensa a voce alta. La panettiera dà un’ultima occhiata prima di andare a giocare i numeri (i numeri della disgrazia?), al centro di scommesse situato sul lato opposto dell’incrocio.

    Sul luogo dell’incidente, al calare della sera, nella città semideserta, restano in pochi: la barista del bar dell’angolo, testimone dell’accaduto, che ha gridato davanti alle telecamere dei media nazionali tutto il suo orrore: “Non dimenticherò mai quello che ho visto” ed continua a gridarlo ai pochi passanti che si fermano a chiedere notizie; è ancora lì un uomo dall’aspetto rude ed atletico, che si guadagna da vivere lavando le macchine al posteggio vicino: è lui che ha soccorso per primo il nonno, ed ha raccolto i corpicini dei due bambini travolti dall’auto. Diventato eroe per un giorno, spiega agitando le braccia, la dinamica dell’accaduto. Del negozietto improvvisato di frutta e verdura non resta altro che la base dell’ombrellone con cui il venditore riparava la merce dal sole. Per terra, alcune macchie (di sangue o di frutta spiaccicata sull’asfalto?) lasciano immaginare la gravità di quanto è successo. Poi il gruppetto si disperde. La notte si allunga sui fiori bianchi, qualche auto rallenta o si ferma per qualche istante, passa la “gattara” a distribuire il cibo ai gatti randagi, inveendo contro i pirati delle strada che investono spesso i suoi protetti, anche stasera ne manca qualcuno all’appello…

    Al capo opposto della stessa strada (Via Maggiore Toselli), abbandonato da alcuni giorni, accanto ad un bidone della spazzatura, giace un grosso ramo spezzato, segno di una tragedia evitata per caso. Si è staccato, di colpo, forse per il caldo eccessivo, da un albero piantato sul marciapiede davanti ad un ambulatorio medico sempre affollato. Altre volte, a Palermo, per via di un tronco d’albero malandato, c’è scappato il morto. Fatalità? Incuria e superficialità dell’uomo?

    A pochi metri l’uno dall’altro, il vaso di fiori bianchi ed il ramo spezzato testimoniano silenziosamente quanto è fragile la linea della vita.
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    gioiaedolore
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    GIOIAEDOLORE
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    'Baioso a vita'(Timmy)
    00 19/04/2012 18:03




    gioiaedolore(Timmy)