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Le scienze - Ricerche sulla pandemia della spagnola (1918-1919)

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    00 02/10/2006 07:34




    Nuove e importanti informazioni sulla terribile influenza del 1918 sono contenute in una approfondita analisi della risposta immunitaria in un modello animale pubblicata sulla rivista “Nature”. A quanto si legge, secondo i risultati dello studio il virus innesca una risposta immunitaria sproporzionata che può contribuire alla letalità della malattia. In particolare, la ricerca suggerisce che è la sinergia di tutti e otto i geni del virus a rendere conto della sua eccezionale virulenza.
    "La comprensione quanto più possibile completa del virus che causò la devastante pandemia del 1918-1919 è un imperativo urgente per riuscire a mettere a punto le misure preventive necessarie nel caso di una nuova possibile pandemia”, ha spiegato Elias A. Zerhouni direttore dei National Institutes of Health NIH, che hanno sostenuto la ricerca.
    A differenza dell’influenza stagionale, che colpisce con maggiore virulenza i soggetti molto giovani, gli anziani e i soggetti con un deficit immunitario, l’influenza del 1918 colpì in modo sproporzionato i giovani nel pieno del vigore. Le analisi moderne di campioni autoptici mostrano estesi e profondi danni ai tessuti polmonari che hanno fatto sorgere l’ipotesi che l’infezione provocasse una risposta infiammatoria incontrollata in grado di portare a una rapida insufficienza respiratoria e alla morte.
    L’ipotesi è stata ora confermata nel laboratorio nel laboratorio dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta.
    "Questa elegante ricerca – ha spiegato Anthony S. Fauci, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) – fornisce un quadro dettagliato della sproporzionata reazione al virus da parte dell’ospite, grazie allo studio di un virus completamente ricostruito. I risultati forniscono indizi del perché quell’influenza fu così letale, e potrebbero anche aiutare a comprendere i processi che accompagnano l’infezione da parte di altri ceppi virali come l’H5N1."
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    00 04/10/2006 16:01
    Da: Le scienze - Raffreddore ...
    Il raffreddore? Colpa delle maniglie
    Il virus può trasmettere l'infezione anche per 18 ore


    Nel corso delle normali attività quotidiane, una persona raffreddata trasferisce i suoi virus al 35 per cento delle superfici che tocca. È quanto risulta da una ricerca coordinata dall’Università della Virginia presentata alla Conferenza sugli agenti antimicrobici in corso a San Francisco, in California. I rinovirus così “abbandonati”, inoltre, sono in grado di infettare un’altra persona che tocchi la superficie incriminata anche a 18 ore di distanza. Le superfici più frequentemente contaminate risultano essere le maniglie, le penne per scrivere e, a scendere, interruttori della luce, telecomandi, rubinetti e telefoni. A sorprendere i ricercatori è stato il fatto che fra le superfici meno contaminate vi erano quelle della toilette. Lo studio è stato svolto chiedendo la collaborazione dei clienti, ai quali all’ingresso dell’albergo veniva chiesto di sottoporsi a un tampone per l’identificazione dell’eventuale infezione da rinovirus. Successivamente, alla partenza della persona venivano controllate minuziosamente le stanze di un albergo trasformato per l’occasione in laboratorio conteggiando, dall’esterno, il numero di volte che veniva accesa la luce, usato il telecomando e via discorrendo.
    La ricerca era stata sollecitata dalle autorità sanitarie statunitensi, dopo aver constatato che per le banali malattie da raffreddamento negli Stati Uniti vengono ogni anno persi 20 milioni di giornate lavorative e 21 milioni di giorni di scuola. Fra gli sponsor vi era peraltro anche una delle più grandi case produttrici di salviette disinfettanti.



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    Modificato da +mimosa+ 04/10/2006 16.03