MADRID (Spa), 30 agosto 2008 - Stasera alle 20 Espanyol-Valladolid alza il sipario sulla Liga n. 78. La prima dopo 5 anni senza Ronaldinho e Rijkaard, con solo 4 italiani, Cannavaro, Rossi (infortunato), Maresca e Moretti. E il 21 ottobre Fabio Cannavaro torna a Torino per sfidare la Juventus da avversario.
“Me lo sentivo. L’avevo detto a mia moglie e anche ad alcune persone qui al club. Era destino”.
Telefonate, sms, affettuose minacce con qualcuno dei suoi ex compagni?
“Ancora nulla. Già non mi piace giocare contro le squadre italiane, figuriamoci con la Juventus: mi hanno dato la possibilità di vincere due scudetti che nonostante tutto continuo a sentire miei, l’opportunità di tornare a livelli importanti. Mi è dispiaciuto andar via così ma dopo il mondiale dissi al club che se in A sarei rimasto anche a -50, con la retrocessione in B se fosse arrivata un’offerta dall’estero avrei preferito andar via”.
Che accoglienza si aspetta?
“La stessa che hanno ricevuto gli altri che se ne sono andati. Io i tifosi li capisco, loro vanno allo stadio tutte le domeniche e hanno il diritto di pensare e dire ciò che credono. Accetterò il verdetto con serenità perché quando ero li mi hanno trattato non bene, di più. Lasciarsi è sempre brutto ma ci tengo a ribadire che io prima di andarmene ci ho pensato e ripensato, e alla fine ho preso la mia decisione molto, molto a malincuore lasciandomi alle spalle grandi ricordi”.
Toni a Firenze , Torres al Calderon, lei a Torino, chi sarà ricevuto peggio?
“Sono storie diverse, motivazioni differenti. Però penso di poter dire che torniamo tutti con grande piacere. Personalmente è una gioia vedere i miei ex compagni di nuovo in Champions, cosa impensabile solo due anni fa”.
Il girone è duro.
“Decisamente. Negli altri ci sono due squadre forti e due più abbordabili. Noi abbiamo grandi club come Real e Juve e l’incognita Zenit. Duro”.
Via Julio Baptista, dentro Van der Vaart. Basterà?
“Non lo so, bisognerebbe chiederlo alla società. Abbiamo dimostrato di poter fare bene in Liga, siamo un gran gruppo, abbiamo continuità, siamo tosti. Però sicuramente per vincere la Champions c’è bisogno di qualcosa in più. Probabilmente lo cercavano in qualche giocatore che purtroppo non è venuto. In ogni caso ce la giochiamo”.
Griglia di partenza di Champions League, Liga e Serie A.
“Le quattro inglesi davanti, per organizzazione, forza, abitudine a lottare, poi spagnole e italiane. In Spagna Real e Barcellona, Atletico e Villarreal, più indietro Valencia e Siviglia. In Italia alla pari Juve, Milan e Inter che ha la complicazione del cambio di allenatore. La Roma penserà più alla Champions, visto che ha la finale in casa”.
Sorprese?
“In Champions lo Zenit: se passa il turno può andare lontano. In Liga vorrei che non ce ne fossero, in Italia spero il Napoli. La cosa importante è che in Serie A finalmente si è tornati ad essere competitivi. Oltre alle squadre già citate ci sono Fiorentina, Udinese, Palermo, Sampdoria, il livello è ottimo”.
Ronaldinho farà bene?
“Si, per diverse ragioni: è un gran giocatore, cambiare aria aiuta a ritrovare stimoli e voglia e poi in questi giorni gli ho visto fare dei test di velocità. Non penso li abbia mai fatti in 5 anni di Barcellona”.
E Shevchenko?
“Discorso più complicato: è stato via due anni e ha parecchie cose da dimostrare, non sarà facile”.
Un pensiero per Donadoni e uno per Lippi.
“ A Roberto dico grazie, ha fatto un gran lavoro e non era semplice. A Lippi non c’è molto da dire. Sa quanto è complicato ripetersi, ma da parte di tutti noi c’è una enorme voglia di tornare a vincere”.
Tre giovani per il Sudafrica.
“Il primo è senz’altro Giuseppe Rossi : intelligente, tranquillo, grande mentalità calcistica, mi piace molto. Poi bisognerà seguire la crescita di Giovinco e Balotelli, che non ho mai visto e che ha ancora 18 anni”.
Il suo voto per il Pallone d’Oro.
“A Cristiano Ronaldo”.
Che poteva essere suo compagno.
“A leggere certe cifre uno pensa che con quei soldi ci fai una squadra per 10 anni, ma queste operazioni fanno parte della storia e del fascino del Madrid. Non è arrivato, e ora è possibile che vada via anche Robinho, cosa che mi dispiacerebbe molto. In generale è stato un mercato strano, a parte il Barcellona, nessuno in Europa ha fatto granché”.
Il colpo migliore?
“Dani Alves, che faceva la differenza a Siviglia e la farà a Barcellona”.
Preoccupato dal Barça?
“I campioni c’erano, se li mettono in riga possono far paura, meritano rispetto. E poi a Guardiola ha fatto bene l’Italia: nella sua metodologia ho già notato cose ‘nostre’, non spagnole. Può solo pagare un po’ l’inesperienza nei momenti difficili, ma a volte avere un tecnico giovane può aiutare lo spogliatoio”.
La Roma ha fatto bene a prendere Julio Baptista?
“Benissimo. Julio è un gran professionista, garantisce un ottimo rendimento, ha qualità, forza. È stato un ottimo, ottimo acquisto”.
E poi fa il dj, canta…
“Ecco, no. Quello meglio che lo facciano altri…”
Un brasiliano che se n’è andato, un altro che vorrebbe andar via. Che succede con Robinho?
“Siamo qui che aspettiamo, mancano ancora tre giorni… Il punto è che quando uno vuole andar via non deve fare dichiarazioni sui giornali, non è mai una cosa positiva. Meglio parlare con la società, cercare di trovare una soluzione senza sollevare un polverone così. Comunque l’ha capito anche lui, e io spero che resti: Robinho è un ragazzo eccezionale, sempre positivo, sorridente, se resterà non ci saranno problemi, anzi”.
Dove ha guardato la finale dell’Europeo?
“Non l’ho vista. L’Europeo è iniziato male ed è finito peggio. Io ci tenevo tantissimo, era l’ultimo per me e mi ero preparato bene. È stato duro guardare i miei compagni senza poter giocare, senza allenarmi”.
Casillas e Sergio Ramos le hanno detto qualcosa?
“No, sanno benissimo che contro l’Italia la Spagna ha sofferto: non hanno vinto, non hanno segnato, le occasioni migliori le abbiamo avute noi, loro hanno fatto giusto qualche tiro da fuori. Gli abbiamo lasciato il possesso, ma non è granché. E poi non perdo l’occasione di ricordare loro che i campioni del mondo continuiamo ad essere noi".