Kosovo, 2 morti negli scontri con la polizia Onu
Si bagna di sangue il negoziato sul nuovo status del Kosovo: due dimostranti albanesi rimasti feriti nel corso dei violenti scontri esplosi con la polizia a Pristina mentre protestavano contro le proposte del negoziatore Onu, Martti Ahtissari, sono morti nelle prime ore del mattino. Erano stati ricoverati presso l'ospedale del campo americano di Bondsteel, nel Kosovo orientale, insieme ad altri cinque degli oltre 80 feriti complessivi, anche loro in gravi condizioni. Fra i feriti si contano pure otto agenti di polizia.
La protesta era stata organizzata, come altre volte in passato, dal Movimento per l'autodeterminazione guidato da Albin Kurti, ex leader del movimento studentesco albanese, rimasto a lungo nelle prigioni serbe. Kurti pretende che il Kosovo proclami la propria indipendenza attraverso un referendum, e non aspettando gli esiti di un difficile negoziato internazionale. La sua posizione, finora respinta da governo e parlamento, si spinge fino a chiedere l'uscita dal Kosovo della missione delle Nazioni Unite (Unmik) che lo amministra dal 1999. E sarebbero stati proprio gli agenti della polizia internazionale costituita dall'Unmik ad avere avuto un ruolo centrale nella tragedia di sabato notte.
I dimostranti sostengono che gli agenti della forza Onu avrebbero addirittura esploso proiettili di piombo per respingere la folla che tentava di forzare il loro cordone e assaltare la sede del parlamento. Le immagini mostrate dalle televisioni testimoniano l'uso da parte dei poliziotti di fucili del tutto simili a doppiette da caccia con cui sparavano ad altezza d'uomo.
Secondo varie fonti dovrebbe trattarsi tuttavia di armi caricate con proiettili di gomma. «È un tipo di armamento che noi non usiamo assolutamente perché in Italia sono vietati», spiegano all'ANSA fonti dei carabinieri inquadrati nell'Unità specializzata multinazionale (Msu), che ieri erano presenti sul luogo degli scontri. «I proiettili di gomma, insieme a gas lacrimogeni, sono invece stati usati da agenti di polizia appartenenti a Paesi che non li proibiscono», aggiungono le fonti. I carabinieri della Msu sono intervenuti con brevi cariche nelle ultime fasi dei disordini.
Sui corpi dei due dimostranti rimasti uccisi nelle prossime ore verrà eseguita l'autopsia per accertare l'origine esatta delle gravi lesioni alla testa riscontrate al momento del ricovero. «Protestare è un diritto assoluto, ma farlo ricorrendo alla violenza è inaccettabile», ha provato a spiegare il comandante della polizia dell'Unmik, Stephen Curtis, secondo il quale è stato il violento assalto dei dimostranti al cordone di polizia ad aver provocato la reazione.
La polizia ha arrestato Albin Kurti, accusato di istigazione alla violenza, ma il suo fermo, insieme alla notizia dei due dimostranti rimasti uccisi, rischia di far crescere ulteriormente la tensione. I leader politici albanesi da Pristina hanno rivolto un appello alla calma, denunciando che proteste come quelle di ieri rischiano di compromettere in modo irreparabile il processo negoziale, che deve continuare a poter contare sul pieno sostegno internazionale.
Il premier Agim Ceku ha annullato una visita ufficiale in programma in Cina. Il prossimo 21 febbraio serbi e albanesi si dovranno incontrare a Vienna al cospetto dell'inviato dell'Onu ed ex presidente finlandese, Martti Ahtisaari, per discutere il suo pacchetto di proposte, che delinea il Kosovo come un nuovo Stato pur non proclamandone esplicitamente l'indipendenza. Un piano respinto dai serbi, che lo ritengono troppo azzardato, ma criticato anche dai dimostranti albanesi di ieri che lo giudicano, al contrario, del tutto insufficiente a soddisfare le aspettative del popolo.
Pubblicato il: 11.02.07
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