Il Colle avvisa i leader dell'Unione "Un'altra caduta e governo a casa"

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00sabato 24 febbraio 2007 09:15
Il presidente ha espresso al centrosinistra la sua preoccupazione
"Per me il rinvio è una strada obbligata" ha spiegato a Berlusconi

Il Colle avvisa i leader dell'Unione "Un'altra caduta e governo a casa"

Sul rifinanziamento della missione in Afghanistan non verrà posta la fiducia


di CLAUDIO TITO


ROMA - "Ma siete sicuri che il governo avrà la fiducia?". Che fosse preoccupato lo si era capito da tempo. Dopo il capitombolo del governo al Senato, il suo allarme ha subito un'impennata. Così, ieri, negli incontri con i gruppi della maggioranza, ha rivolto a tutti la stessa domanda. Eh già, perché stavolta Giorgio Napolitano non vuole correre pericoli. Considera questo passaggio istituzionale totalmente sotto la sua responsabilità. Ha preteso dalla coalizione prodiana le massime assicurazioni. Per fornirle nello stesso tempo alla Casa delle libertà.

Per tutta la giornata, infatti, ha tenuto i "big" dell'Unione sulla corda. Alternative all'ipotesi del rinvio alle Camere non sono state vagliate. Il Quirinale, però, non ha esitato a manifestare tutte le sue perplessità. Al di là delle consultazioni ufficiali, i contatti con Palazzo Chigi e con i leader dell'Unione, a cominciare da Massimo D'Alema, sono stati continui. Anche con loro non ha nascosto i suoi dubbi sulla tenuta dell'esecutivo.

Sulla sua agenda ogni singolo senatore, allora, è stato "verificato" e segnato con un colpo di penna. I conti li ha tenuti in prima persona. A volte parlando direttamente con gli indecisi. Alcuni dei quali sono rimasti tali, come l'indipendente Luigi Pallaro. "Temo che sia una soluzione fragile", ha ribadito a ogni piè sospinto a molti dei suoi interlocutori. Pur accompagnando le sue considerazioni dall'ammissione che alternative praticabili al momento non esistono.

A Silvio Berlusconi, ad esempio, lo ha detto con la massima schiettezza: "Per me è una strada obbligata, non posso fare altrimenti". Tant'è che il Cavaliere dopo il faccia a faccia con il presidente della Repubblica, ha subito avvisato i "colonnelli" del suo partito e gli alleati: "Vogliono tenere in vita Prodi artificialmente. Ma se ricade, si va al voto". Un'interpretazione che in effetti non va molto lontano da quanto Napolitano ha spiegato ieri nei suoi incontri. "Se il voto di mercoledì scorso al Senato, è stato l'appello per il governo. Un eventuale prossimo incidente sarebbe la cassazione". Un modo per dire che questa è l'ultima chance per il Professore. Poi, basta.

Basti pensare che ha reclamato assicurazioni esplicite non solo sulla fiducia ma anche sul decreto che rifinanzia la missione in Afghanistan. Tema su cui l'Unione si è già messa all'opera ieri. Sul decreto non verrà posta la fiducia. Obiettivo: ottenere i consensi anche della Casa delle libertà. Ma la strada dell'autosufficienza verrà comunque tentata. Non a caso i capigruppo hanno già concordato di far slittare di qualche giorno l'esame del decreto arrivando a Palazzo Madama a ridosso della scadenza. Rendendo di fatto impossibile qualsiasi modifica. Gli emendamenti verranno concordati solo alla Camera e sono già stati contattati tutti i "dissidenti" (Rossi, Turigliatto e Bulgarelli) per concordare fin da ora le modifiche. Sta di fatto, che dalla prossima settimana la maggioranza proverà sempre ad "allargarsi".

Anche il documento presentato da Prodi agli alleati è stato nella sostanza reclamato dal Colle. Che ha preteso un "atto politico" che certificasse la permanenza in vita della coalizione prima di avviare la pratica del "rinvio". Non per niente anche il punto che rilanciava il completamento della Tav è stato mantenuto, nonostante le proteste dei Verdi, perché Marco Follini l'aveva posto come condizione per la sua adesione alla maggioranza: "Non ha davvero sentito ragioni", ha raccontato Pecoraro Scanio. Insomma, tutti passaggi che il centrosinistra ha dovuto consumare per saltare i paletti piazzati dal Quirinale.

Anche perché il timore principale di Napolitano riguardail futuro dell'Unione. La paura che il "dopo-Prodi" e la costruzione di un nuovo centrosinistra sia già iniziato. Le insistenze Ds, ad esempio, per tentare la via delle larghe intese sono state abbandonate solo ieri mattina. E chi sa se una prima prova generale dell'Unione che sarà, non ci sia già stamattina in occasione della presentazione al Teatro Brancaccio della "mozione 1" per il congresso Ds. Massimo D'Alema e Walter Veltroni si troveranno dopo tanto tempo uno fianco all'altro.


(24 febbraio 2007)


da: www.repubblica.it/2007/02/sezioni/politica/governo-crisi/governo-crisi/governo-cr...

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