UNA POSSIBILE "STORIA DELLA MAGIA"
È possibile, allora, tracciare una storia della Magia?
Credo proprio che al quesito si debba dare risposta affermativa anche se è arduo definire una metodica storica.
Per il più volte citato Sir James Frazer, la storia della magia passa attraverso tre fasi: la più antica basata sul suono (si pensi alla "cantillazione" dei testi sacri del Medioevo), la seconda sulla parola (si pensi alla recitazione rabbinica o islamica dei testi) e la terza - la più recente - sull'oggetto.
In questa terza fase si sviluppa il "libro magico" nel quale è contenuta "la Parola" per eccellenza, quella che - secondo il Talmudista - conferirebbe il potere di compiere miracoli. Conoscere la "parola" equivale a possedere la Magia stessa il che equivale a dire possedere i poteri propri della divinità (mediante la Parola il rabbino Lew infonde la vita al Golem).
La parola è perciò segreta, non rivelabile né altrimenti carpibile per il non iniziato. Se scritta, la forma è quella dell’enigma ("steganogramai") comprensibile solo agli iniziati i quali possono così parlare senza che altri possano intendere (dice Paolo: "chi ha orecchie per intendere, intenda", I Corinzi).
Un cospicuo esempio di scrittura steganografica è il "Mutus Liber", un rarissimo manuale alchemico-magico del XVII sec. Non contiene altro testo scritto al di fuori del titolo e di una dedica al lettore, corredato da 15 incisioni rappresentanti i passaggi della trasmutazione alchemica. È attribuito ad un certo Altus il cui nome è criptico: alcuni vi leggono un anagramma di Sulat (Jacobus). L’unico a poterlo interpretare si dice fosse Nicolas Flamel e la moglie Perrenelle.
Di non minor fama godettero il "Libro di Abramo l'Ebreo" e le opere del misterioso Fulcanelli ("Il Mistero della Cattedrali" e "Le dimore Filosofali").
Secondo il Frazer, quindi, la magia - soprattutto quella medioevale - è, in ordine di tempo, l’ultima sopravvivenza (superstes) dell’esoterismo gnostico, e dei Misteri pagani (orfici, eleusini, isiaci, bacchici, mitraici) tutti legati alla elementare magia della Madre Terra.
Questa considerazione, è vero, non spiega l’essenza del fenomeno "magia" in senso oggettivo, ma ha il merito di spiegarci le origini e lo sviluppo di Grimoires e Clavicole quale tentativo di trasferire le formule magiche (parole) su un supporto permanente (Libro). Ma vi ritorneremo tra breve.
Al di là di questo merito la spiegazione del Frazer non convince proprio quanto alla "storicità". La magia della parola, ad esempio, non è affatto "recente": essa, di fatto, risale alla più lontana antichità tant'è che per alcuni sarebbero state esigenze di magia ad innescare il processo di invenzione della scrittura.
In epoca pre-dinastica a Thoth è attribuita sia l’invenzione della parola che della scrittura. In epoca di poco più recente Mosè cerca di conoscere, attraverso la parola, chi si cela nel roveto ardente.
Al di là di queste considerazioni che stanno tra mito e storia, consideriamo pure che tutte le scritture più antiche tendono a qualificarsi come sopravvivenza di una scrittura "magica". Il dualismo "Scrittura" e "scrittura magica" dà vita ad un equivoco nel quale finisce anche lo studioso Athenase Kircher che finì con l’identificare un alfabeto "sacro" nel contesto, di quella che era una scrittura pura e semplice per quanto geroglifica. Fino a Champollion si continuò a considerarla magica quasi a conferma di quanto contenuto nei miti in cui gli egiziani, con motivazioni di ordine esoterico, accreditavano un carattere magico ai testi dell’altrettanto mitico "Libro di Thoth".
Orbene la magia egiziana, che a quanto ne sappiamo era esclusivamente magia della parola, confluì con analoghe caratteristiche in quella mosaica e, da qui, passò nell’esoterismo cristiano (si rifletta sul passo del Vangelo di S, Giovanni 1.1 "in principio era il Verbo", ma si veda anche il passo del Vangelo secondo Marco 8,22-26).
La difficoltà di delimitare l’ambito storico della magia deriva, in effetti, dal tentativo di darne una definizione descrittiva. Questo tentativo, in senso esoterico, è un vero e proprio sacrilegio perché equivale alla pretesa di razionalizzare il "mistero". E gli antichi ci narrano di personaggi incorsi in un vero e proprio linciaggio per aver tentato la profanazione dei Misteri. Orfeo viene ucciso dalle Menadi proprio nel tentativo di violare i misteri bacchici.
Seguendo M. Bussagli e Arnold van Gennep, contentiamoci di notare che la "magia" è un fenomeno universale al pari della "religione"; ma la "Magia" se ne distingue rispetto all’ambito di operatività nel senso che, mentre la religione concerne attività teoretiche, la magia si occupa esclusivamente di attività pratiche. Tuttavia entrambe utilizzano forze misteriose capaci di modificare l'ordine delle forze naturali e sono, quindi, suscettibili di incidere sia sulla storia individuale sia su quella collettiva (in questo senso la universalità della magia è dimostrata dallo sciamanesimo, dal Taoismo e dall'Alchimia cinese, dalla filosofia vedica e dallo Yoga indiano, dal Tantrismo buddhista e induista...).
Se poi vogliamo soffermarci sulla storicità in senso stretto non possiamo ignorare che, ove si faccia eccezione per il Papiro "Ebers" (cosiddetto "papiro magico"), abbiamo ben pochi documenti che appartengano a questa prima fase. E lo stesso discorso vale per ciò che riguarda le antichità mesopotamiche (fatta eccezione per le raccolte di "presagi reali" di Mari). Delle più cospicue testimonianze dell’antica ritualità magica la memoria si è conservata attraverso fonti iconografiche che riproducono la gestualità di riti figurati da danzatrici (come nel caso degli affreschi di Villa dei Misteri di Pompei): a loro spettava il compito di procurare, secondo la religione brahmanica, la discesa del divino tra gli uomini.
Nella tradizione egiziana la storia della magia ha inizio dalla instaurazione di un principio di continuità che produrrà effetti fino al XIX secolo d.C. e che non può essere ignorato o comunque passato sotto silenzio.
Iside, il prototipo dell’eterno femminino, resta vedova ancora Vergine perché Set uccide, smembra e disperde le parti di Osiride. Ella le ritrova tutte ad eccezione del fallo ingoiato del maledetto pesce del Nilo, l’ossirinco. Durante la ricomposizione del corpo di Osiride, per opera di Magia, concepisce Horus, l’Arpocrate, vendicatore di Osiride. Il nome di Iside è, in egiziano, Aset descritto dal geroglifico:
Il Geroglifico di Aset
ma Iside possiede anche un nome segreto (noto forse solo a File ove una casta di maghi ne celebrava i misteri) che le era stato rivelato dal padre Râ. È questo nome nascosto che la fa signora della Magia oltre che Madre del Dio Horus e del sovrano-Dio: il Faraone.
Iside, di solito, viene rappresentata sul trono nell’atto di allattare l’Arpocrate o accosciata sull’Oro (lo sgabello reale).
Ebbene gli attributi della verginità, del concepimento per magia (oggi diremmo partenogenesi), il fatto di essere quasi sempre assisa sul trono nell’atto umano di allattare Horus, nel Medio Evo, ne fecero il prototipo della Vergine Madre di Dio, perpetuata come fa rilevare il Fulcanelli (ne "I misteri delle Cattedrali"), nelle "Vergini nere" della tradizione cristiana, custodite nelle cripte delle Chiese.
Questa tradizione si è conservata e perpetuata anche nel mondo Cristiano sicché, in pieno XIX secolo Manzoni parla ancora di "Vergine madre, figlia del tuo Figlio".
Né sfugga la circostanza che della magia della parola si è conservata memoria, in occidente, attraverso le pagine del Vangelo (basterà pensare all’episodio già citato della guarigione del cieco dove la parola compie il miracolo ma la gestualità ne esprime l’essenza profondamente esoterica).
Ma, ancor prima degli eventi del passo evangelico, in Grecia, dio dell'iniziazione era Iacco "...il vincitore dell'India, il risplendente androgino dalle corna di Ammone, il Pantèo che tiene la coppa dei sacrifici e vi fa scorrere il vino della vite universale...."; figlio della folgore e domatore di tigri e leoni. Iacco, ipostasi di Apollo, riproponeva la magia del suono che poi sarà di Orfeo.
A Roma l'origine della Magia è misterica e Roma ne fu debitrice a Numa Pompilio. Secondo la tradizione esoterica, questi fu un iniziato, conoscitore degli influssi astrali sulla vita che insegnò agli auguri, ai flaminii, ai salii, la teoria dei "presentimenti" caldaica. A lui viene ascritto il merito di portare nella magia l'elemento femminile, isideo.
Numa Pompilio ebbe, come consigliera, la Ninfa Egeria, divinità del mistero e della solitudine; a lei o al suo influsso si fa risalire l’istituzione del Collegio delle Vestali d’onde Iside uscì dalla schiavitù per divenire divinità domestica.
Eliphas Levi ci ricorda che "Il fuoco sacro delle vestali era il simbolo della fede e dell'amore casto ma anche quello dell'agente universale (sale o folgore), già usato per riaccenderlo o ravvivarlo". La loro verginità, virtù di origine divina e soprannaturale, ne conferma la natura magica.
In contrapposizione, ed in odio alla verginità, la magia nera (la "goetia") spargeva il sangue delle fanciulle: il loro sangue aveva virtù sacre ed espiatorie.
Fin qui i miti. Cosa c’è di storico?
Solo un dato di fatto: i monumenti dell'antichità rispondevano ai principi della geomanzia la cui massima espressione erano le cosiddette sette meraviglie, veri e propri pentacoli magici di altrettante divinità.
Ma è nel passaggio dal mondo pagano a quello cristiano che a Roma si registra il primo episodio di Magia documentato: quello di Simon Mago. Un Taumaturgo con poteri medianici, ma non un iniziato all’Alta Magia di cui si impadronì la leggenda (che sembra confermata dai Convulsionari di S. Medardo).
Nato probabilmente in Samaria, ebbe come maestro un certo Dositeo che si autodefiniva "inviato di Dio" (Messia). Contestato dalla predicazione di S. Filippo, credette di poter acquistare a pagamento (d’onde la canonica condanna della "simonia") da S. Pietro poteri superiori.
Recatosi a Roma si dice entrasse nelle grazie di Nerone che avrebbe accettato di organizzare un disputa con Pietro e Paolo nel corso della quale tragicamente trovò la morte.
Le notizie sono incerte: si parla di un successore di Simon Mago, un certo Menandro, ma si sa solo che i menandriti esistevano ancora all'epoca di S. Giustino e che affermavano di essere immortali al punto di consideravano la morte un'apostasia.
Arriviamo al Medioevo e troviamo, nel 424, Sigeberto che dette il via ad un embrione di "politica" ecclesiastica sul tema della magia: egli formulò le leggi saliche che, in certi punti (quando condannano l'antropofagia), ricordano passaggi del Talmud. Ma le leggi saliche erano leggi barbariche e affrontavano il tema solo in superficie sicché, ad esempio, il problema della stregoneria venne affrontato per la prima volta nel Concilio di Agades del 511 allorquando vennero vietate le operazioni divinatorie.
Il Concilio di Narbonne del 589 scomunicò gli stregoni assoggettandoli a schiavitù senza tuttavia riuscire a frenare il fenomeno (si diceva che sarebbero stati maghi anche Maometto, Carlo Martello, Pipino il Breve).
Una curiosità: un decreto di Carlo Magno, rinnovato da Luigi il Bavaro, vietava alle silfidi di farsi vedere (!!).
Dopo questa digressione storica possiamo tornare all’antico, al culto della Madre Terra per constatare che il mago, lo sciamano era senz’altro un uomo dotato di una sensibilità particolare in virtù della quale poteva percepire, in misura maggiore degli altri, lo scorrere nella terra della forza vitale individuando i punti in cui essa fosse più prorompente (premessa sulla quale si fonda la Geomanzia, ma anche la Rabdomanzia): sta’ di fatto che i Leys (i grandi allineamenti megalitici che spesso attraversano l’Europa ed i mari), sono rimasti le uniche sopravvivenze di un "maga" che l’uomo moderno ha perduto: quello di immedesimarsi, di assorbire e forse di utilizzare le forze stesse della natura senza intermediazioni tecnologiche.
Fu questa, in origine, la "magia naturale" della quale è sopravvissuta una memoria ancestrale, pur essendosene persa la facoltà.
La sostituzione allo sciamano (cioè al medicine-man) dello stregone ha agito in modo inconscio come un tentativo di ripristinare quelle condizioni su un diverso piano di consapevolezza.
Su questa base possiamo tentare di rivedere alcune delle convinzioni più tradizionali. Ritorniamo allora ai libri magici.
I Libri magici comprendevano "Clavicole" per la Magia Alta (quella che consente di raggiungere un alto grado di illuminazione mediante facoltà che si acquisiscono in complessi riti di iniziazione) e "Grimoires" per la Magia Bassa (quella dei filtri, delle pozioni, delle fatture ecc.) e per la Magia Nera (che si attua mediante l'evocazione di spiriti infernali). Il loro insieme è stato definito dalla Chiesa "Biblioteca del Diavolo".
Tanto per intenderci diremo che la parola "Grimoires" è una corruzione del Francese "grammaires" (= grammatiche) in Italiano spesso tradotta con "Grimori". "Clavicola" deriva dal latino "clavicula" (= piccola chiave) che Eliphas Levi identifica (in particolare quella di Salomone) con le forze, rappresentate da segni (simboli) per la evocazione degli spiriti e, soprattutto, per la protezione dell’operatore nel corso di esperimenti sulle scienze occulte.