[POL-IT] Quel sottile legame tra Cosa Nuova e Forza Italia

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Arvedui
00lunedì 8 febbraio 2010 23:22
Quel sottile legame tra Cosa Nuova e Forza Italia

di Anna Petrozzi e Lorenzo Baldo - 8 febbraio 2010
Palermo. Ancora una volta in aula Massimo Ciancimino risponde ai magistrati. Il processo è quello per la mancata cattura di Provenzano che vede imputati il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu. Alla contestazione del difensore Pietro Milio circa l’attinenza tra l’oggetto del processo e il racconto del figlio di Don Vito ha risposto il Presidente Fontana. Rispetto ad ogni fatto c’è sempre un prima e un dopo.
Ed è proprio questo che è emerso dalle tre giornate di deposizione in cui Ciancimino Jr. ha risposto a decine e decine di domande dei pubblici ministeri Nino Di Matteo e Antonio Ingroia principalmente incentrate sulla corposa documentazione depositata in dibattimento.
Un unico filo conduttore, secondo quanto don Vito ha spiegato al figlio prima di morire, avrebbe legato il biennio stragista, la trattativa, la latitanza record di Bernardo Provenzano, la nascita del nuovo referente politico e il ritorno di Cosa Nostra alla ricca, pacifica coabitazione con lo Stato.
Con la rottura del rapporto diretto con la Democrazia Cristiana, Riina arriva alla sentenza del Maxi Processo senza interlocutori e protettori. Il capo di Cosa Nostra è furioso e dà inizio alla strategia criminale per placare la sua sete di vendetta. Che si abbatte per prima su Salvo Lima, il traditore, e poi contro Giovanni Falcone, il grande nemico. E’ a questo punto che i carabinieri nella persona del capitano De Donno e del colonnello Mori cercano i Ciancimino per arrivare ad un contatto diretto con i vertici dell’organizzazione. Cosa che accade a cavallo delle stragi. Con l’eccidio di Borsellino però la prospettiva cambia. Ciancimino senior si sente responsabile e spinge anche Provenzano a trovare una soluzione affinché la già delicata situazione non degeneri ulteriormente con l’eliminazione di altri uomini politici che sono sulla lista nera. E’ la fase b della trattativa che, come ormai sappiamo, si sarebbe conclusa con la cattura di Riina. Nell’accordo che sarebbe stato stipulato tra i Carabinieri, Ciancimino e Provenzano vi erano però due clausole importanti: nessuna perquisizione del covo del boss tradito e rispetto per i famigliari, una sorta di onore alle armi, e l’“immunità territoriale” per il boss traditore, costretto dall’aggravarsi delle circostanze a sacrificare l’amico di sempre pur di salvare Cosa Nostra e soprattutto raggiungere il vero obiettivo della mafia.
Ristabilire quell’equilibrio eterno con imprenditoria, politica e classe dirigente interrotto dall’arroganza corleonese. Il progetto politico era la finalità.
“Ricostituire un polo di centro – spiega Massimo Ciancimino – era l’interesse principale sia di mio padre che di Provenzano. Non perdere quel bacino di voti certi e necessari per la costruzione di un nuovo soggetto politico”.
Per questo ad un certo punto la sostituzione di Ciancimino con un altro interlocutore e garante sarebbe stata indispensabile.
Massimo ha già spiegato più volte, sulla base di quanto scritto da suo padre nei vari memoriali e dei numerosi pizzini analizzati dai magistrati in dibattimento, che questo nuovo garante era Marcello Dell’Utri. Un dialogo che sarebbe stato diretto e che sarebbe continuato per molto tempo dopo i fatti del '92 e del '93.
A dimostrarlo, secondo l’accusa, anche la lettera minatoria ritrovata tra le carte sequestrate a Ciancimino seppur priva della metà superiore. Interrogato in merito, il testimone ha spiegato che quella lettera, intera fino a poco tempo prima dell’ordinanza delle forze dell’ordine nel 2005, era indirizzata a Marcello Dell’Utri e per conoscenza a Silvio Berlusconi. Vi si legge di un triste evento di natura delittuosa che avrebbe colpito il figlio maggiore del Presidente del Consiglio se questi non avesse messo a disposizione una delle sue televisioni per soddisfare le esigenze dell’organizzazione. Oggi nel corso del dibattimento Ciancimino ha prodotto anche un’altra lettera, autografa del padre, che ricalca più o meno le stesse argomentazioni, ma aggiunge qualche particolare. Sarebbe stato don Vito stesso a consigliare questo tipo di lettera per indurre Berlusconi a rispettare gli accordi e piuttosto che minacciare un evento violento, “che mio padre non condivideva”, ventila un altro tipo di ritorsione, quella di “essere costretto di uscire dal suo riserbo”. Vale a dire sarò costretto a parlare.
Di cosa? Lo spiega ancora una volta Massimo ricordando che il suo parlare altro non è se non il frutto dei racconti di suo padre.
“Raccontare di quella che era stata la nascita della coalizione che poi aveva dato vita al gruppo Forza Italia”.
Come a dire, senza neanche troppi misteri, che Forza Italia sarebbe nata da quella trattativa.
Uno spaccato terribile, certamente, ma non campato in aria come la fanfara berlusconiana e non solo quella, sta cercando di far credere.
Massimo Ciancimino sta aggiungendo tasselli importantissimi a quel puzzle che con grande fatica si sta ricostruendo da anni grazie a collaboratori, indagini, riscontri e testimoni. E lo sta facendo con prove alla mano, tanto concrete da fare paura. Il risultato, non c'è dubbio, si vede.


Per la cronaca, avete visto il servizio del tiggì sulla notizia? a parte le solite interviste farsa ai vari dell'utri ed angelino jolie hanno anche mandato in onda le reazione di berlusconi alle dichiarazioni di ciamcimino: ebbene, era davvero stravolto, triste, pallido ed incapace persino di fare lo sbruffone come fa di solito alle domande sui suoi processi. Non ha neanche raccontato una barzelletta, o accennato una battuta: sembrava davvero che avesse accusato un colpo durissimo, e non l'avevo mai visto così prostrato. Ovviamente la sua reazione non può che farmi piacere [SM=x751542] perchè significa che è davvero alla frutta. Speriamo. [SM=x751524]
Pius Augustus
00martedì 9 febbraio 2010 09:56
su altri forum dicono che non ci sono prove concrete, tu che ne pensi?
Riccardo.cuordileone
00martedì 9 febbraio 2010 10:57
A prescindere dal fatto che non c'è la minima speranza che Berlusconi vada in galera (basta sognare!!), ho visto spezzoni del processo e mi sembra uno degli attacchi più penosi rivolti a Berlusconi, nessuna prova a sostegno delle tesi di un personaggio al quanto ambiguo che messo alle strette si arrampicava sui vetri.
DarkWalker
00martedì 9 febbraio 2010 18:43
Anche se certamente sarebbe una gioia immensa vederlo prelevato a roma e poi rinchiuso sul gran sasso credo anche io che ciancimino non dia grandi speranze in questo senso.
-Giona-
00mercoledì 10 febbraio 2010 15:52
Mah, che ci siano stati contatti e intallazzi tra singoli politici di Forza Italia e capimafia mi sembra tutt'altro che una novità (ma lo stesso si potrebbe dire, ahimè, di tutti i partiti presenti in Sicilia). Quello che mi sembra campato per aria è che Forza Italia sia nata per la trattativa Mafia-Stato, tanto che più che questa viene fatta risalire, nei suoi eventi-chiave, al 1992 e prima, mentre Berlusconi si diede alla politica all'inizio del 1994, in un quadro che era completamente mutato.
Arvedui
00mercoledì 10 febbraio 2010 16:40
Re:
-Giona-, 10/02/2010 15.52:

Mah, che ci siano stati contatti e intallazzi tra singoli politici di Forza Italia e capimafia mi sembra tutt'altro che una novità (ma lo stesso si potrebbe dire, ahimè, di tutti i partiti presenti in Sicilia). Quello che mi sembra campato per aria è che Forza Italia sia nata per la trattativa Mafia-Stato, tanto che più che questa viene fatta risalire, nei suoi eventi-chiave, al 1992 e prima, mentre Berlusconi si diede alla politica all'inizio del 1994, in un quadro che era completamente mutato.



Invece è molto probabile. già nel 1992 all'inizio di mani pulite i mafiosi si erano resi conto che la classe politica si stava disgregando ed i loro referenti politici sarebbero caduti, privandoli di importanti appoggi all'interno dello stato. Non è stato un caso quindi che i mafiosi si siano rivolti a berlusconi, che era afflitto dal loro stesso problema (cioè la scomparsa dei suoi referenti politici) sapevano che voleva fondare un partito (come gli aveva anche consigliato craxi:"fonda un partito, usa le televisioni e salvati") ed essendo già in rapporti tramite dell'utri non fu difficile mettersi d'accordo; così i mafiosi trovarono nuovi referenti politici. Il succo della trattativa sta tutto qui. Certo sarebbe sbagliato dire che forza italia è nata per volere della mafia e di provenzano, ma la loro parte l'hanno avuta, perchè ricordiamocelo, non è che dell'utri faceva da collegamento fra berlusconi ed i mafiosi per organizzare partite a bocce, ma per fare affari.
Malduin
00mercoledì 10 febbraio 2010 21:40
Si, ma finchè c'era Craxi c'era Craxi....Berlusconi ha creato il partito dopo che ha perso il referente in politica.

In ogni caso sono tutte dichiarazioni che non valgono niente....a meno che oltre al "mio padre mi disse" sto tizio non ha anche prove, o informazioni puntuali che portino a scoprire cose reali.
Arvedui
00mercoledì 10 febbraio 2010 23:13
Re:
Malduin, 10/02/2010 21.40:

Si, ma finchè c'era Craxi c'era Craxi....Berlusconi ha creato il partito dopo che ha perso il referente in politica.



Appunto, negli anni 92-94.



In ogni caso sono tutte dichiarazioni che non valgono niente....a meno che oltre al "mio padre mi disse" sto tizio non ha anche prove, o informazioni puntuali che portino a scoprire cose reali.



Certo che ha prove, ha consegnato molti pizzini scritti da suo padre indirizzati a berlusconi o a dell'utri, ed altri in cui fa i loro nomi. Roba che farebbe dimettere qualunque politico in ogni paese normale, anche senza la sentenza dell'utri (già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa) o dei vari previti e mills, ma qui purtroppo siamo in italia.


Caio Logero
00mercoledì 10 febbraio 2010 23:43
Sinceramente io ho sempre creduto in questo fatto. Cioè, sembrerà un atto di presunzione, ma io ho sempre pensato tutta questa faccendi in questi termini.
Ho sempre ritenuto che Riina fosse stato tradito perché aveva rotto l'equilibrio.
Ho sempre ritenuto che Berlusconi fosse il referente politico di una mafia politico-sociale di una potenza inaudita.
Ho sempre ritenuto Forza Italia la costruzione di un partito di potere nato per prenderselo nel momento del kaos post-tangentopoli.
Mi mancava il tassello di Provenzano. Le prove ci sono. Ci sono quelle di Ciancimino, che signori, prego ricordarvi, che questo qui lo ammazzeranno. Non scordatevi ciò, questo qui è morto. Ci sono quelle di altri diversi processi, se ben ricordo, che cercavano collegamenti a riguardo, ma che raggiungevano a notizie sommarie.


Che bello, sto Berlusconi. Che vergogna, il parlamento usato a platea per la difesa o l'affossamento di un uomo criminale al potere.
Che bello il confronto con altri periodi, andati...
Al processo: "Cesare, perché dici che Clodio non credete abbia toccato vostra moglie, se poi ripudiate da essa? Non è forse la peggior accusa che puoi fare a Clodio?"
"Un membro della mia famiglia, non può non deve essere sospettato."

Eppure Berlusca è pluriprospettato, sicuro condannato, difeso solo dal genio di Ghedini, e sembra non poter essere scrollato da lì in nessun modo. Paese malato.
Riccardo.cuordileone
00giovedì 11 febbraio 2010 15:09
Mah... la teoria sta in piedi e personalmente la ritengo veritiera, però effettivamente io prove concrete non ne ho viste ne lette, non sò bisognerebbe avere accesso ai documenti giudiziali pochè i media ingannano sia in un senso che nell'altro...

PS: Anche se, ribadisco, che anche in presenza di prove schiaccianti Berlusconi non rischierebbe niente con la giustizia italiana.
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