[POL-IT] Fini prepara la sfida in direzione "Ho i numeri per farli ballare"

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Arvedui
00sabato 17 aprile 2010 18:30
Fini prepara la sfida in direzione
"Ho i numeri per farli ballare"

L'ex leader sogna una nuova An: vede un clima cambiato: ma i problemi restano. I deputati quasi a quota 50. Telefonata col Colle

ROMA - "Il clima sembra cambiato. Ma non si può certo dire che la crisi sia finita". Della discontinuità invocata per il Pdl, sostiene coi suoi di non aver trovato traccia, al termine dell'Ufficio di presidenza convocato a tamburo battente dal Berlusconi. Né i problemi che aveva posto nell'incontro scontro di due giorni fa sono stati risolti. Ma se il presidente della Camera Gianfranco Fini lascia di sera il suo studio di Montecitorio più che soddisfatto è perché l'apertura del Cavaliere - un ultimatum, in realtà, a sentire i berluscones - la interpreta come un punto a suo favore.

Per il momento, resta confermato il pranzo dei senatori finiani di oggi. Ma soprattutto la riunione di tutti i parlamentari che stanno con lui, martedì a mezzogiorno, per l'atto costitutivo del "Pdl Italia". In attesa della resa dei conti, quella vera. "L'opinione del presidente della Camera sarà chiara solo giovedì, quando prenderà la parola alla direzione nazionale del Pdl" spiega il portavoce Fabrizio Alfano. Le prossime ore, i prossimi giorni, saranno di attesa. Intanto, Fini continua a tessere la sua tela e a tenere contatti istituzionali e politici. Lunga telefonata col Quirinale in mattinata, per spiegare al presidente della Repubblica Napolitano quanto sta accadendo dentro il Pdl. Poi, nel corso della giornata, l'ex leader di An chiama Pier Ferdinando Casini e sente Francesco Rutelli. Al termine dell'Ufficio di presidenza in cui Berlusconi lo invita a ripensarci, a proseguire il cammino, ma senza più strappi, il presidente della Camera deve fare i conti con una fetta del suo gruppo che lo invita alla cautela. Così da Urso al ministro Ronchi al sindaco Alemanno.


Il fatto è che Fini adesso è galvanizzato dai numeri. Da quella sorta di "conta" che ha condotto in porto per tutto il giorno, una telefonata dopo l'altra. Ex aennini passatigli in linea uno per uno dalla segretaria personale. "Un successo" diranno alla fine i fedelissimi. Il pallottoliere avrebbe fatto segnare quota 45 deputati (50 a sentire i più ottimisti) e 14 senatori. Quasi sessanta pronti a salpare nell'avventura del gruppo "Pdl Italia". "Numeri sufficienti - nella lettura fatta dai parlamentari riuniti al primo piano di Montecitorio - a far venir meno la maggioranza nell'ipotesi in cui Berlusconi optasse per lo scioglimento anticipato delle Camere. Drappello in grado comunque di far ballare Pdl e Lega su ogni provvedimento non condiviso". Ecco perché l'apertura del premier, 24 ore dopo lo scontro, viene ritenuta non casuale, frutto di informazioni su quella conta approdate a Palazzo Grazioli. "An ha risposto. E chissà che questa operazione non possa risollevare nuovi entusiasmi", si sarebbe compiaciuto Fini, che in realtà il sogno di ridare vita a qualcosa che somigli ad An lo tiene sempre nel cassetto. Sedi e patrimonio e fondazione sono intatti. In fondo, la differenza con l'ala berlusconiana è ormai nei fatti, come sottolinea sul sito web il direttore di FareFuturo, Filippo Rossi: "Comunque vada, il dado è tratto, emerge una differenza tra chi considera il potere una cosa privata e chi lo considera al servizio dei cittadini".

Il presidente della Camera è in studio di prima mattina. Inizia il via vai dei suoi. Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, la direttrice del Secolo Flavia Perina, Adolfo Urso. Ragionano della convocazione a sorpresa dell'Ufficio di presidenza da parte di Berlusconi. C'è il tempo per un commento amaro del leader su La Russa, il ministro che il giorno prima ha firmato un documento critico dei tre coordinatori Pdl contro Fini. Poi, in studio arriva Gianni Alemanno, che insiste: "Il Pdl deve rimanere unito". Sarà lui a lavorare molto di sponda, sentendo spesso anche il premier. Lo stesso farà, dal fronte Palazzo Chigi, Gianni Letta. La telefonata col Colle precede le telefonate in serie con i parlamentari, prima dell'incontro con il segretario generale del Consiglio d'Europa, Torbjorn Jagland. Poi, per tutto il pomeriggio, il presidente della Camera segue in tempo reale dalle agenzie di stampa l'Ufficio di presidenza al quale partecipa anche il finiano Bocchino. "Adesso l'ipotesi gruppo autonomo è più lontana" dice Urso. Più cauto Bocchino: "Riunione costruttiva, il gruppo autonomo resta sullo sfondo, ma la questione sarà risolta in direzione giovedì". Il documento che Fini leggerà, partecipandovi per la prima volta, è già in cantiere. Come pure l'atto costitutivo del "Pdl Italia" segnato in agenda col vertice di tutti i finiani di martedì. Ma i pontieri di entrambe le sponde lavorano già per un altro faccia a faccia, quello sì decisivo, tra Berlusconi e Fini. Prima che tutto precipiti.

(17 aprile 2010)


Che la vittoria, anzi il trionfo alle regionali della Lega Nord avrebbe fatto incazzare Fini ed i suoi era praticamente scontato. Quello che non mi aspettavo era una reazione così in grande stile. Con i suoi deputati Fini potrebbe far cadere il governo, addirittura potrebbe formare un governo tecnico con l'opposizione. Sarà fantascienza? fino ad un'annetto fa era fantascienza anche il solo pensare a dei dissidi interni al popolo dei prescritti in libertà, oggi siamo ben oltre. La domanda che mi pongo è questa: le "riforme" dei leghisti ed il tentativo di portare un leghista alla presidenza del consiglio saranno abbastanza per far saltare il tappo dei finiani? oppure è solo una prova di forza dei finiani per cercare di ottenere quello che vogliono? ma cosa, poi? e come possono sperare di ottenerlo da un partito che tiene berlusconi per le palle? (vedi vignetta di Vauro) Si diceva che Berlusconi sparava di poter salire al quirinale grazie ai voti della Lega in cambio del federalismo; dopo le elezioni regionali i leghisti vittoriosi hanno alzato il tiro: oltre al federalismo anche la presidenza del consiglio, che secondo i vecchi piani sarebbe dovuta invece andare probabilmente a Fini, che non ha gradito affatto. Secondo me quello di Fini è tutt'altro che un bluff, ma conoscendo i nostri politici può anche darsi che finisca tutto a tarallucci e vino. Io sinceramente non saprei cosa prevedere; cosa sperare sì, ma non cosa prevedere.

DarkWalker
00sabato 17 aprile 2010 18:47
no, penso che la rottura sia definitiva. Penso ci sia una incomunicabilità di fondo tra la politica e il pdl berlusconiano. Al massimo nella stessa coalizione, non nello stesso partito.
Fatta la doversoa premessa che sono in preda ai fumi dell'alcol, che bello sarebbe una riforma costituzionale che possa trovare il nuovo patto oltre che nell'antifascismo anche nell'anti berlusconismo. Questo sì ci renderebbe una democrazia all'avanguarda con sistemi di controloo rispetto le vie moderne di eversione.
Pilbur
00sabato 17 aprile 2010 19:26
Mi immagino la scena e non posso fare a meno di sorridere: ipotizziamo che Fini riesca nel tradimento e addirittura formi un governo tecnico con la sinistra e l'Udc. Fini e la sinistra...il fascio in grande spolvero, magari tolgono l'apologia dalla costituzione. Se andasse così tra tre anni Berlusconi e la Lega fanno opposizione e vincono le prossime elezioni con il 55%, e Fini prende il 3, se va bene.
Comunque se Fini lascia si va a votare. Berlusconi di nuovo a mani basse, governo che avrà una grande componente leghista

Secondo me si accorderanno ancora, Fini sa che va incontro al ghetto. Di nuovo. Casalecchio del Reno 2, parabola da impresentabili a improponibili.
DarkWalker
00sabato 17 aprile 2010 19:46
il parlamento lo scioglie napolitano, che già è contro di suo, sentiti i presidenti delle camere, e quindi senza i soliti amgheggi di Berlusocni, e quindi no, non si sciogliernano le camere. Il coraggio di Fini, politico noto per il suo servilismo. è l'esatta misura di quanto la situazione sia ormai deteriore. però almeno ora i i berluscones non avranno più alibi: una destra seria, liberale e istituzionale, adesso c'è.
Arvedui
00sabato 17 aprile 2010 21:41
Secondo Paolo Guzzanti, Fini vuole

...Mettere in crisi il governo Berlusconi, spingerlo a chiedere elezioni anticipate, che però Napolitano negherebbe tentando come sempre una seconda soluzione. E la seconda soluzione sarebbe una nuova maggioranza di emergenza nazionale per fare le riforme già concordate e non quelle che vuole SB. In tre anni, Fini ritiene di distruggere Berlusconi e di guidare una nuova destra riformista, magari dal Quirinale.

Al di là della mia personale considerazione che ho di Paolo Guzzanti (che è pessima) devo dire che ora ha fatto un ragionamento sensato.
Arvedui
00sabato 17 aprile 2010 22:49
..SpartaK..
00domenica 18 aprile 2010 01:15
Re:
DarkWalker, 17/04/2010 18.47:

Fatta la doversoa premessa che sono in preda ai fumi dell'alcol




L'Chaim! [SM=x751525]


All'inizio mi pareva che fini stesse facendo semplicemente un mezzo ricatto per provare ad alleggerire almeno in parte l'agghiacciante prospettiva di 3 anni di legislatura senza elezioni con una lega nord fortissima a dettare in sostanza l'agenda del governo... le recenti esternazioni di bossi su banche, candidato leghista nel 2013 e quant'altro in effetti non sono tanto rassicuranti, senza contare le ormai dichiarate intenzioni del nano di rivoltare come un calzino l'ordine costituzionale repubblicano col presidenzialismo a turno unico (il tutto mantenendo il porcellum che figata, pensate che ci ridono dietro già ora, figurarsi quando queste cose dovessero diventare realtà), distruzione del potere giudiziario, di ogni qualsivoglia contrappeso istituzionale e cazzi vari

ma o le cose gli sono sfuggite di mano o fini fa sul serio.
è presto per dire qualcosa, aspettiamo giovedì e il prossimo incontro fini berlusconi... gianfascio ha già dato spettacolo di sè in passato, facendo l'anima bella della destra democratica e legalitaria, salvo poi tornare all'ovile in tempo record come se nulla fosse successo (anche se l'ultima volta è stato tutto merito di veltroni, chissà forse fini sarebbe andato fino in fondo, chi può dirlo, in ogni caso grazie mille veltroni facce gode)

naturalmente mi associo a dark nella speranza che da questa situazione possa scaturire un abbozzo di coalizione di emergenza democratica, embrione di un nuovo arco costituzionale che emargini il berlusconismo dalla cultura politica italiana, ma con il consenso assurdo che le politiche berlusconiane godono ad oggi, io non sono ottimista proprio per un cazzo

peace
Arvedui
00domenica 18 aprile 2010 19:44
Briguglio (Pdl): possibile nuovo partito ispirato a Fini

18 aprile 2010

Una «separazione consensuale» nel Partito delle libertà che porti alla nascita di un nuovo partito di centrodestra ispirato alle idee di Gianfranco Fini. A ipotizzare un simile scenario è Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati Pdl, vicino a Fini. «Tra le possibili strade che la politica ci offre - ha detto - esiste anche quella non traumatica di una separazione consensuale tra Fini e Berlusconi, con libertà per tutti di stare da una parte o dall'altra, secondo la propria storia e vocazione politica e la nascita di un nuovo partito di centrodestra che si riconosce nelle idee di Gianfranco Fini legato da un rapporto di coalizione col partito di Berlusconi e con il governo». I parlamentari, i dirigenti e i militanti avrebbero così la possibilità di «scegliere liberamente, senza traumi, nel rispetto del patto con gli elettori». Briguglio ha aggiunto che ritiene una soluzione del genere «un'opzione possibile e ispirata a grande maturità politica, fermo restando che per quanto riguarda me e tanti amici, seguiremo le indicazioni che il presidente Fini esporrà nell'incontro dei parlamentari che si terrà martedì».
Pilbur
00domenica 18 aprile 2010 21:36
Re:
DarkWalker, 17/04/2010 19.46:

il parlamento lo scioglie napolitano, che già è contro di suo, sentiti i presidenti delle camere, e quindi senza i soliti amgheggi di Berlusocni, e quindi no, non si sciogliernano le camere. Il coraggio di Fini, politico noto per il suo servilismo. è l'esatta misura di quanto la situazione sia ormai deteriore. però almeno ora i i berluscones non avranno più alibi: una destra seria, liberale e istituzionale, adesso c'è.




Ma ancora non esiste!!! Come fai già a definirla seria, liberale e istituzionale? Che cosa propone? A parte le giravolte di Fini non vedo programmi. Spero che nel caso Napolitano non faccia come Scalfaro...
DarkWalker
00giovedì 22 aprile 2010 09:43
Re: Re:
Pilbur, 18/04/2010 21.36:




Ma ancora non esiste!!! Come fai già a definirla seria, liberale e istituzionale? Che cosa propone? A parte le giravolte di Fini non vedo programmi. Spero che nel caso Napolitano non faccia come Scalfaro...




Non ho mai sentito Fini negare la crisi economica (magari dicendo che è solo psicologica), attaccare la stampa, magari invitando a boicottare gli editori, dire che la crisi è solo psicologica, nè promettere un milione di posti di lavoro nè la cura del cancro. Questi sono indici di serietà e la mancanza di serietà in un politico è indice di pericolo. Non mi risulta che abbia fatto chissà quali reati, magari connessi alla funzione pubblica, non ha voluto usufruire di schermi legali legati alla sua posizione. Ha un minimo di senso dello stato, della politica, della separazione dei poteri che non vuole sommergere nel populismo. E il populismo NON è democrazia.
Arvedui
00giovedì 22 aprile 2010 18:13
Pdl, è rottura tra Fini e Berlusconi
Il premier: "Lascia la presidenza"

Durissimo confronto durante la direzione nazionale. L'ex leader di An: "Non sono un traditore"
Il Cavaliere sbotta: "Dici cose senza rilevanza, se vuoi fare politica molla la poltrona a Montecitorio"
Il presidente della Camera parla di legalità, Lega e democrazia interna: "No al centralismo carismatico"




ROMA - Contano i gesti più delle parole. Contano quei volti contratti, quel gesticolare, quell'ira trattenuta a stento che poi esplode. E che arriva a concretizzarsi in una sorta di "licenziamento" in diretta. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini che, davanti alla platea della direzione del Pdl, rendono palese un contrasto che li divide da tempo. Fino ad oggi celato, raccontato nei retroscena, affidato, per via indiretta, ai rispettivi fedelissimi. Ed oggi esploso pubblicamente in tutta la sua drammaticità. I due se le sono dette "in faccia", dando evidenza a quell'antipatia politica ma anche umana che li divide da tempo.

Si sapeva che la direzione di oggi sarebbe stato un appuntamento ad alta tensione. Si sapeva, ma nessuno immaginava che lo scontro sarebbe stato così violento. Si sapeva che Fini, pur consapevole di parlare ad una platea tutt'altro che favorevole, non avrebbe fatto un passo indietro. "Basta mettere la polvere sotto il tappeto". E così è stato. Il presidente della Camera ha visto la sfilata dei ministri che rivendicavano, puntigliosamente (e "puerilmente" chiosa Fini), l'operato del governo, ha sentito Berlusconi annunciare il congresso del Pdl entro l'anno e poi è salito sul palco. Un'ora di discorso in cui il presidente della Camera non è arretrato di un passo.

Davanti ad un Berlusconi sempre più infastidito dalle sue parole, Fini, ha esordito così: "Non credo che la libertà di opinione possa rappresentare il venir meno alla lealtà all'interno del Pdl solo perché si danno indicazioni diverse da quelle che vanno per la maggiore". E su questo tasto Fini punta molto. Rimanda al mittente le accuse di "tradimento", di "eresia", di muoversi per "interessi personali". Ricorda le "bastonature mediatiche ad opera di giornali proprietà di familiari del premier". Tutte accuse che, da tempo, si sente rovesciare addosso dai media vicini al Cavaliere e dai molti fedelissimi del premier. Lui, e lo si capisce mentre parla, ha in mente un partito diverso dal Pdl di oggi. Che, dice chiaro, partito non è. Semmai è un'aggregazione dove vige il "centralismo carismatico", dove non si discute, dove si creano situazione come la spaccatura in Sicilia.

Una formazione che sembra inerte davanti alle pressioni della Lega. "Al nord siamo diventati la fotocopia della Lega, l'identità del Carroccio è chiara, la nostra al nord non lo è. Appiattirsi sulle posizioni di Bossi è pericoloso, nel centrosud sono preoccupati per l'influenza della Carroccio". A pochi metri Ignazio La Russa, plenipotenziario del Pdl lombardo e ex fedelissimo di Fini, guarda fisso gli appunti. Il volto di Berlusconi è terreo.

Fini va avanti. E si rivolge direttamente al premier, dando inizio al botta e risposta che sfocerà nel durissimo scontro finale. Sono tanti i temi che il presidente della Camera pone. Ma, al di là, delle varie critiche, è proprio l'idea di quello che è il Pdl oggi che a Fini non piace. Per questo definisce quella di oggi "una giornata di svolta". Il giorno in cui non si potrà fingere che non esista una componente, minoritaria, all'interno del partito portatrice di idee diverse da quelle dominanti. Fini, questo lo rivedica, e non vuole sentirsi dare dell'eretico. Il partito che Fini ha in mente è quello che sui temi dell'immigrazione si schiera con le tesi dei partito popolare europeo improntate al rispetto della "dignità umana" e non su quelle della Lega ("ma le posizioni del Carroccio sono le stesse che aveva An" gli sbatte in faccia il premier), un partito che assume la legalità come valore, che celebra, senza reticenze, l'unità d'Italia che non delega tutte le scelte al governo. Berlusconi è sempre più insofferente. Si sfrega i polpastrelli a significare un apprezzamento negativo sulla sostanza. Verdini, al suo fianco, cerca di rabbonirlo.

Ma Fini non si fa intimidire, ricorda i tanti che nel Pdl "pubblicamente" si sperticano in elogi e poi "vengono da me a lamentarsi di come vanno le cose". E porta sul palco anche un tema incandescente come quello della giustizia. "Ricordi il processo breve? Quella era un amnistia mascherata" incalza Fini ricordando "un litigio forte" col premier. "Mi devi dire - si chiede Fini - che cosa c'entra la riforma della Giustizia se poi passano questo tipo di messaggi". Si va avanti così. Con il presidente della Camera che chiede di "rivedere" il programma economico del Pdl", che mette in guardia dall'attuazione del federalismo che il Carroccio vuole a tutti i costi. "Ma avete parlato con i nostri governatori del centrosud che sono preoccupati per come finirà?" continua Fini chiedendo la creazione di una commissione del partito sui decreti attuativi (l'unica cosa che Berlusconi accetterà).

Dopo un'ora Fini conclude. Pochi gli applausi e frettolosa le stretta di mano con Berlusconi. Il premier scatta verso il microfono. Doveva parlare stasera ma la rabbia è troppa. E quello che dice dal palco ne è la chiara espressione: "Dici cose senza grande rilevanza politica e oggi hai cambiato totalmente posizione. Martedì mi hai detto di essere pentito di aver collaborato a fondare il Pdl e che volevi fare un gruppo parlamentare diverso". Boato della platea. Fini è rosso in volto. Berlusconi è senza freni: "Delle cose che hai chiesto non avevo notizia, comunque ne discuteremo. Lascia stare la Sicilia che ci sono dentro i tuoi uomini e ti ho già detto che voglio vendere il Giornale". Si arriva così al rush finale gettato in faccia a Fini tra gli applausi della sala: "Dici che sei supert partes? Per queso non sei venuto a piazza San Giovanni? Allora se vuoi fare politica lascia la presidenza della Camera". Il presidente della Camera agita il dito e urla: "Che fai mi cacci?".

Poi si riunisce con i suoi sostenitori e decide che nessun finiano interverrà in direzione. Poi annuncia: "Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Nè tantomeno di lasciare il partito". Per contro la 'maggioranza' del partito si mette al lavoro per stendere una nuova formulazione del documento che potrebbe essere votato al termine dei lavori. Viene da chiedersi che accadrà adesso. Che fine avrà questa storia. Ammesso e non concesso che lo scontro di oggi non l'abbia già scritta.
Pilbur
00giovedì 22 aprile 2010 18:17
Non è certo un momento felice, ma liberatorio...il Rubicone virtuale è varcato, le posizioni chiare. Strano è che Fini ora si ostini a rimanere nel Pdl, ormai è chiaro che non è gradito. Notevole e un po' inaspettata la "grinta", quasi incosciente, di Berlusconi. Non mi aspettavo parole così dure.
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